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Quali sono le città italiane dove si vive meglio?

Sappiamo bene che il nostro Paese è tra i più visitati al mondo grazie alle bellezze artistiche, ai paesaggi vari e pittoreschi, al patrimonio culturale e alla ricchezza culinaria.

Ma com’è viverci? E quali sono le città italiane dove si vive meglio?

Se a livello europeo Milano e la nostra capitale, Roma, si trovano nella top 10 delle città in cui i cittadini si trovano meglio, a livello nazionale ci sono molte differenze.

Il Sole 24 Ore, analizzando dati raccolti da ISTAT, Infocamere, IQVIA, SIAE e dal Ministero dell'Interno, ha redatto una classifica delle città italiane dove si vive meglio, o meglio delle province.

I fattori presi in considerazione sono molti (li approfondiremo nella conclusione dell’articolo) e hanno permesso di redigere diverse classifiche “tematiche” e specifiche, incrociando le quali si è arrivati a una classifica sintetica.

Vediamola insieme.

Città italiane dove si vive meglio: la top 10 generale

La top 10 vede protagoniste soprattutto le province e le città del nord del Paese, spingendosi non più a sud di Firenze.

Ciascuna delle province si è distinta per diverse caratteristiche: alcune offrono a bambini e anziani strutture di pregio per lo svago, la cura e l’istruzione, altre possono vantare una popolazione con alti titoli di studio; altre ancora possono pregiarsi di offrire grandi possibilità di divertimento e approfondimento culturale ai propri abitanti.

1. Udine

Il buon posizionamento di Udine è dovuto alla sua distinzione in diversi “ambiti”:

  • la qualità di vita delle donne;
  • il grande numero di strutture sportive come palestre e piscine;
  • la bassa frequenza di incendi, furti di automobili e delitti informatici;
  • la bassa quantità di famiglie con reddito ISEE sotto i €7.000.

Unico neo della provincia friulana? L’alto tasso di pensioni e di vecchiaia, che ci racconta una provincia non molto giovane, nonostante i pregevoli lati positivi.

2. Bologna

Spostandoci sulla seconda classificata tra le città italiane dove si vive meglio, Bologna deve questo piazzamento:

  • in particolare, al livello di istruzione dei suoi abitanti: il 42% delle persone tra i 25 e i 39 anni infatti possiede un titolo di laurea e per le persone sopra i 25, la media degli anni di studio pro capite è di 12 anni;
  • la percentuale di “Comuni aperti” nella provincia, ovvero comuni che possiedono pagine social media e app: il buon numero di comuni “tecnologici” la porta al 3 posto tra tutte le province in questa categoria.

Macchia sulla pagella è l’alto numero di furti: 51 denunce ogni 100 abitanti, che quasi doppia la media nazionale di 28 ogni 100 abitanti.

3. Trento

Scendiamo ancora nella classifica arrivando al 3° gradino del podio: la provincia di Trento si distingue per:

  • la qualità di vita offerta agli anziani (definita dalla disponibilità di biblioteche, orti urbani e assistenza sanitaria, tra gli altri parametri);
  • l’ecosistema urbano (alcuni parametri per questo fattore sono la qualità dell’aria, le reti idriche e il consumo di suolo).

Punto a sfavore: una bassa percentuale di abitanti maggiorenni con crediti attivi, il 31% sul totale dei cittadini.

4. Aosta

Al 4° posto troviamo Aosta, grazie al posizionamento molto alto nella categoria “ricchezza e consumi”, in particolare dovuto a:

  • l'alta percentuale di crediti attivi sulla popolazione maggiorenne, ovvero il 62%;
  • le operazioni di riqualificazione energetica.

Come Bologna, anche per Aosta il neo è un alto numero di denunce (50 ogni 100 abitanti).

5. Bergamo

Bergamo, si guadagna il 5° posto nella top 10 in particolare per:

  • l’alta percentuale di scuole accessibili (categoria in cui primeggia);
  • il gran numero di amministrazioni digitali, cioè disponenti di servizi erogati online.

Se nella classifica generale, la provincia bergamasca ha una bella posizione, è quando si va a osservare qualche fattore più specifico che si evidenziano le aree di miglioramento: risulta molto in basso (104° su 107) per l’offerta di ristoranti, ne ha 3 ogni 1.000 abitanti, leggermente al di sotto della media nazionale che vede 4 locali ogni 1.000 abitanti.

6. Firenze

Firenze si posiziona sesta, spinta da diversi fattori che distinguono la sua offerta culturale e per il tempo libero:

  • l’alta concentrazione del patrimonio museale;
  • il gran numero di spettacoli;
  • la partecipazione elettorale;
  • forte sportività.

Ma se l’offerta culturale risulta il fiore all’occhiello e un’attrattiva allettante, sono i canoni di locazione tra i più alti del Paese che fungono da fattore sfavorevole a un migliore posizionamento: sul reddito medio dichiarato, l’affitto incide all’84% nella provincia fiorentina, contro una media nazionale del 36%.

7. Modena

Spostandoci nuovamente di un gradino, arriviamo alla 7° posizione dove troviamo Modena che si distingue per:

  • la spesa delle famiglie;
  • il tasso di fecondità;
  • il numero di immigrati regolari residenti nella provincia.

Fa da contraltare l’alto numero di furti in abitazione: la provincia di Modena ha registrato nel 2023 una media di 354,4 denunce ogni 100.000 abitanti.

8. Milano

Milano si trova all’8° posto soprattutto grazie all’offerta culturale:

  • numero di spettacoli;
  • disponibilità di connessione a banda larga ben diffusa sul territorio;
  • alta concentrazione di servizi per il benessere fisico, palestre e piscine;
  • il più alto tasso di addetti nelle imprese culturali.

Ma il miglior posizionamento lo raggiunge grazie ai rapidissimi tempi medi di vendita immobiliare, oscurato purtroppo dall’alto tasso di denunce per furto.

9. Monza e Brianza

Al 9° posto troviamo la provincia di Monza e della Brianza che, in particolare, guidano la classifica di “Ricchezza e consumi”, grazie ad alcuni fattori:

  • la spesa media per famiglia, che risponde a €3.300 all’anno;
  • il prezzo e il tempo medi di vendita delle case.

Altro fattore positivo il tasso bassissimo di mortalità per incidenti stradali: 0,86 per 10.000 residenti, contro una media nazionale di 1,44.

Ciononostante, Monza-Brianza risulta in ultima posizione per quanto riguarda il numero di progetti PNRR ogni 1.000 abitanti: 1,8 mentre a livello nazionale la media vede 4,3 progetti ogni 10.000 abitanti.

10. Verona

In coda alla top 10 delle città italiane dove si vive meglio troviamo Verona il cui grande pregio è il numero di ingressi a spettacoli: 204.753 spettatori ogni 1.000 spettacoli, un risultato formidabile considerata la media nazionale di 61.537,5.

Altro fattore a favore della provincia veneta è la quantità di posti letto per specialità ad elevata assistenza: ogni 10.000 abitanti ci sono 7,8 posti letto (la media nazionale è 3,8).

Fattore a sfavore sono i consumi energetici che vengono valutati in tonnellate di petrolio equivalenti ogni 100 abitanti: 141 mentre la media nazionale è 86.

I fattori presi in considerazione per la classifica

Osservando alcuni dei fattori positivi e negativi che hanno determinato la top 10, possiamo notare che l’analisi svolta dal Sole 24 Ore ha preso in considerazione moltissimi fattori per valutare come le 107 province italiane rispondono alle esigenze dei propri cittadini, ma anche come vivono questi ultimi.

Si sono indagati i più svariati aspetti della vita: dal numero di strutture sportive ai consumi di farmaci; dal gender pay gap al numero di dirigenti under 35 presenti sul territorio; dalla quantità di progetti finanziati con i fondi del PNRR al numero di denunce.

Sono stati presi in considerazione 90 fattori, divisi in 6 classifiche tematiche, ciascuna definita da 15 indicatori, che ci offrono un punto di vista non solo interessante ma anche significativo sui trend delle varie province in diversi ambiti.

Qua e là le abbiamo menzionate mettendo sotto la lente d’ingrandimento la top 10, ma vediamo quali sono le classifiche tematiche e alcuni dei fattori che sono stati presi in considerazione per definire le città italiane dove si vive meglio:

  • Indice delle donne: valuta la qualità della vita della popolazione femminile tenendo conto dell’aspettativa di vita, il titolo di studio, opportunità di lavoro, sicurezza, presenza nel mondo dello sport, gender pay gap (identificato come “giornate retribuite”);
  • Ecosistema urbano: valuta l’aspetto ambientale delle province, dividendolo in 5 aree (aria, ambiente, acqua, mobilità e rifiuti) che considerano -tra tutti- isole pedonali, verde urbano (giardini, aiuole…), qualità dell’aria, rifiuti prodotti e differenziati, motorizzazione e vittime della strada;
  • Indice della sportività: valuta la quantità di iniziative sportive, dal numero di società al numero di atleti e atlete “tesserati”, dal numero di eventi nazionali e internazionali a tornei dedicati a diverse discipline di squadra e individuali;
  • Qualità di vita delle generazioni: divisa in 3 fasce (0-18, 18-35 e over 65) e considera sia i servizi e strutture a disposizione (pediatri, geriatri, bar e discoteche), sia lo stato di salute e istruzione (ovviamente differenziando tra le diverse fasce);
  • Indice della criminalità: valuta la quantità di delitti, violenze e crimini denunciati e commessi, compresi usura, contrabbando e violazione della proprietà intellettuale;
  • Indice del clima: valuta il “bel tempo” in base a fattori come la quantità di luce solare giornaliera, le precipitazioni estreme, le ondate di calore, i periodi di pioggia e siccità.

Vediamo, dunque, che la ricerca e i dati raccolti non hanno tralasciato nessun aspetto della vita di noi cittadini per valutare quali sono le province e le città italiane dove si vive meglio.

Cosa emerge dalla classifica?

Osservando i dati forniti per redigere le classifiche e i posizionamenti delle diverse città in generale, possiamo notare alcuni fattori:

  • le province del nord Italia primeggiano soprattutto per gli aspetti culturali e per la digitalizzazione dei comuni;
  • le grandi metropoli (eccezion fatta per Milano) faticano a posizionarsi molto in alto nella classifica;
  • i primi 10 posti sono in gran parte determinati dalla qualità dei servizi offerti ai cittadini (assistenza medica, servizi comunali efficienti).

Notiamo, in generale, che le province posizionatesi in top 10 hanno comunque ancora margine di miglioramento su alcuni aspetti “critici”.

È una classifica che ci permette di avere uno spaccato dello Stato attuale, e non solo di definire quali sono le province e le città italiane dove si vive meglio.

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